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Libertà di insegnamento?

  • Immagine del redattore: Marialivia Sciacca
    Marialivia Sciacca
  • 1 lug
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 6 giorni fa

( L'articolo 33 della Costituzione dice: "L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento")


Stamattina mi sono immersa un poco tra le storie di Facebook, ma non è stato tempo perso. Ho trovato diversi interventi interessanti sul tema dell’educazione, sia a scuola che a casa, che mi hanno fatto stimolato e confortato riguardo al mio percorso professionale. Umberto Galimberti, Alessandro Barbero , Paolo Crepet , Nicola Gratteri mettono in luce i forti limiti e le criticità della scuola italiana.

Sono d'accordo con loro: è un’istituzione datata, con programmi obsoleti e classi troppo numerose. Questi sono dati di fatto che dovrebbero essere cambiati dall’alto, e sui quali è poco utile accanirsi. Invece ciò che da dentro può migliorare è il fattore umano, ossia l’apporto di noi docenti nel quotidiano.

Da quando ho iniziato a insegnare, mi sono resa conto preso della complessità del nostro lavoro. C’è la parte dei contenuti, che dev’essere curata e adattata a chi abbiamo davanti, e sulla quale si deve pretendere un impegno minimamente serio, facendo tirare fuori ai ragazzi le risorse e la tenacia. Poi c’è la parte della relazione e dell’educazione, la parte più difficile. La tendenza, spesso, di noi docenti è fare confusione, non stabilire un confine chiaro tra noi e il ragazzo, tra l’adulto e l’adolescente. Ho compreso nel tempo, spesso sbagliando e a mie (grosse) spese, che è fondamentale stabilire regole molto chiare e non confondere mai lo spazio dell’adulto e quello dell’adolescente, altrimenti si perde completamente di credibilità, il terreno si fa scivoloso e, cosa ancora più grave, non si fa del bene ai ragazzi, anzi.



Oggi più che mai, periodo storico di voragini educative molto diffuse nelle famiglie, i docenti sono chiamati a essere dei possibili modelli di riferimento e lo possono fare solo essendo coerenti, affidabili, integri e non scendendo a patti o a compromessi amicali con gli adolescenti. Da dove prendono la forza gli adolescenti se noi “grandi” ci mettiamo al loro livello, magari perché ci manca quel periodo spensierato, quando eravamo noi adolescenti e ci divertivamo senza responsabilità?


Oggi ci sono altri elementi che rendono difficile questo lavoro: l’ingerenza delle famiglie, che non permettono ai ragazzi di vivere un’esperienza libera fuori dalle mura domestiche ma che invadono in modo patologico lo spazio della scuola, senza curarsi se i figli veramente crescano, evolvano, imparino ed eventualmente apprendano. Il loro unico interesse è non perdere il rapporto simbiotico che hanno coi loro figli e non doverli vedere affrontare una frustrazione, perché si identificano molto o completamente col successo dei figli, confondendo la propria vita con la loro. L’aggressività dei genitori sfinisce i docenti, che, se non sono molto centrati, consapevoli del proprio potere personale e sicuri della propria professionalità, arretrano, lasciano il campo, si mettono in un angolo e danno al genitore ciò che chiede. Così facendo si risparmiano delle “ beghe”, visto lo stipendio basso e la fiamma della passione che ormai è un ricordo. ma vengono meno al proprio ruolo di educatore, ma anche di cittadino e di persona libera.


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